
Riceviamo e pubblichiamo questo triste resoconto da Roberto, un amante della Pizza deluso dal Cartone:
Rientriamo piuttosto tardi.
Mia moglie è andata a prendere Giulia a danza, io Matteo a calcio e ci siamo ritrovati a casa che erano le 19 e 35.
Non siamo riusciti a fare la spesa, neppure nei giorni scorsi, il frigo adesso è vuoto e allora butto lì un: “Ordiniamo la pizza?”.
I bambini come sempre approvano entusiasti, ma mia moglie non è d’accordo, dice che ci sono le lasagne in freezeer surgelate e che in 10 minuti sono pronte.
Lasagne surgelate? L’ultima volta erano incandescenti fuori e ghiacciate dentro.
“Stasera le lasagne nooo”, in fondo ho voglia di pizza e quindi gioco la carta decisiva che funziona sempre con qualunque mamma italiana:
“Dai, che anche ai bambini fa piacere e ormai se l’aspettano”.
Sono le 19.45 e, come sempre, parte la caccia al volantino della pizzeria.
Dove l’ho messo?
La volta scorsa mi ero ripromesso di lasciarlo in un posto facile da vedere e ricordare, ma nulla.
Niente da fare.
Allora vado su Google e cerco la pizzeria d’asporto più vicina. Non è quella a cui ci rivolgiamo di solito, ma va bene lo stesso, non andiamo tanto per il sottile.
Ordino una Prosciutto baby per mia figlia Giulia, una Rossa con rucola per mia moglie, una Margherita con patatine fritte per Matteo.
“Devi proprio Matteo? Non è una vera pizza!”.
Niente da fare… Matteo si impunta, mia moglie lo spalleggia e allora vai di Margherita con patatine fritte.
E per me?
Voglio esagerare, ho visto nel loro sito la foto di una Pizza molto sfiziosa e mi piacerebbe provarla.
Costa la bellezza di 18 euro, ma in fondo me la merito dopo una giornata così, altrimenti cosa si vive e si lavora a fare:
“Pizza con panna, crema di tartufo d’Alba e prosciutto crudo Pata Negra tagliato al coltello, dopo cottura, mi raccomando”.
Bene, ricevuto, tra le 20 e le 20 e 15 dovrebbero essere qui, così mi dicono.
Sono le 20:20 e ancora nulla. Passano invano altri 20 minuti e allora decido di richiamare la pizzeria.
“Strano”, dicono, “ il ragazzo con le pizze è partito poco dopo le 8…”.
La fame e la stanchezza di una lunga giornata si fanno sentire e perdo un po’ le staffe, non resisto e gliene dico quattro.
Non ne vado fiero e probabilmente è l’ultima volta che mi sentiranno, ma io mi sto giocando la reputazione con mia moglie e a quest’ora, se le avessi dato retta, avremmo già finito di mangiare le nostre belle lasagne surgelate.
Sono ormai le 20.50 e finalmente suona il citofono.
E’ lui, il pizza boy, prende l’ascensore, ma sbaglia piano, scende trafelato due rampe di scale e finalmente eccolo alla nostra porta.
Non riusciva a trovare il nostro indirizzo ed è mezz’ora che gira a vuoto con il suo motorino.
Apre la borsa e mi cade subito l’occhio sul sugo e il formaggio che colano dai fori laterali dei cartoni delle nostre pizze, così penso a come si saranno ridotte e alla mia povera “Pizza con panna, crema di tartufo d’Alba e prosciutto crudo Pata Negra tagliato al coltello, dopo cottura, mi raccomando”, che mi è costata una fortuna.
Con una mano tiene la borsa con le pizze e infilato nell’altro braccio ha un sacchetto con le nostre bibite e la mia birra.
Io gli do i miei soldi e lui i nostri 4 cartoni. Ma per avere le mani libere e riuscire a prendere il resto e le bibite sono costretto a metterli per terra.
Avviene lo scambio e ci salutiamo.
Avrei voluto lasciargli uno o due euro di mancia, ma non mi sembra il caso, sarà per la prossima volta …se ci sarà una prossima volta.
Sono ormai le 9 di sera e possiamo metterci a tavola per gustarci le nostre pizze.
Iniziamo ad aprire e a distribuire i cartoni e scopriamo subito che quel “gustarci” è stato un po’ troppo ottimistico.
Manco a dirlo, tutti i coperchi hanno ceduto per effetto dell’umidità e si sono attaccati alle nostre pizze.
Ecco quella di mia moglie, una Rossa con rucola, peccato che la rucola sia tutta incollata al coperchio e sotto è rimasto solo un disco di pasta coperto da una poltiglia rosa sbiadito.
E la mia “Pizza con panna, crema di tartufo d’Alba e prosciutto crudo Pata Negra tagliato al coltello, dopo cottura, mi raccomando”?
E’ diventata uno strano ammasso biancastro con striature rosa pallido (“il prosciutto crudo Pata Negra tagliato al coltello, dopo cottura, mi raccomando”, che è ormai diventato un cotto da supermercato in liquidazione).
Non si capisce più dove finisca la Pizza e dove inizi il Cartone.
L’odore del tartufo di solito è per me inconfondibile e molto piacevole, ma in questo caso non lo riconosco, è diventato uno strano effluvio misto “cartone appena sfornato” ed “effetto cane bagnato”.
Ecco come buttare nel cesso 18 euro.
Sono tentato di buttare nel cesso anche la mia pizza e scaldarmi le lasagne surgelate, ma è troppo tardi, ho troppa fame e non voglio dare questa soddisfazione a mia moglie, per cui decido di mangiare quella che una volta era una Pizza e ora sembra un quadro di Picasso, quando ci dava dentro di brutto con l’assenzio.
Faccio per tagliare la mia e quella di Giulia, ma mia moglie ci stoppa subito.
Come al solito, dice che mangiarla nel cartone le fa schifo e poi ha letto da qualche parte che i cartoni non sono igienici, potrebbero essere in carta riciclata, per risparmiare, e quindi cancerogeni, per cui, dice, dobbiamo tutti usare i piatti di ceramica.
Peccato che i nostri piatti non siano abbastanza grandi e che trasferirci quel che rimane delle nostre Pizze potrebbe dar loro il definitivo colpo di grazia, per cui alla fine rinunciamo e ci rassegniamo a mangiarle nel cartone.
Anche mia moglie, dopo aver opposto una debole resistenza, alla fine desiste.
E’ troppo impegnata a staccare la rucola dal coperchio e a rimetterla, strisciolina per strisciolina, nella sua pizza, per cui si arrende al volere popolare, facendoci però promettere che sarà l’ultima volta che la mangiamo nel cartone.
Ma il peggio doveva ancora arrivare.
Finalmente riesco a tagliare e a mettere in bocca il primo boccone di quello che dovrebbe essere un un pezzo di “Pizza con panna, crema di tartufo d’Alba e prosciutto crudo Pata Negra tagliato al coltello, dopo cottura, mi raccomando” e mi accorgo che è freddo come un ghiacciolo, umido, molliccio e gommoso, peggio di una ciabatta da spiaggia.
La passeggiata turistica per il quartiere del nostro pizza boy sicuramente non le ha giovato e l’umidità che si è formata dentro al cartone ha fatto il resto.
Per un attimo penso di infilare tutti i cartoni nel forno elettrico, per scaldare le pizze, ma per fortuna mi ricordo di quella volta che stavano bruciando e ho rischiato di dare fuoco a tutta la casa.
Anche l’opzione microonde è da escludere, perché prima dovrei trasferire il cadaverino della mia pizza fatto a fette in un piatto più piccolo, dopodiché la cottura la renderebbe ancora più molle, umida e gommosa e le fette si appiccicherebbero l’una con l’altra.
E allora, preso dallo sconforto e dalla rassegnazione, faccio finta di niente e la mangio così, fredda e acquosa, recriminando su chi me l’ha fatto fare e come è possibile che non esista un modo migliore per mangiare la pizza a casa.
Vedo le facce sconsolate dei miei figli e di mia moglie e capisco che anche loro probabilmente stanno pensando la stessa cosa.
O forse stanno rimpiangendo le lasagne surgelate?
Non posso saperlo e non oso chiederglielo.
In fondo l’importante è stare tutti insieme, ma mi riprometto che la prossima volta che mi verrà voglia di Pizza o andremo al ristorante o me la farò passare immediatamente.
Finito di mangiare, mi tocca rivestirmi per uscire a buttare i cartoni, perché occupano troppo spazio e mia moglie non li vuole vedere in giro.
Penso di buttarli nella raccolta della carta, come tutte le altre volte, da bravo e coscienzioso cittadino, ma lei, che probabilmente riesce anche a leggermi nel pensiero, mi avvisa che ha sentito, sempre da qualche parte, ma non ricorda dove, che i cartoni per la pizza non sono riciclabili, in quanto si ungono d’olio, si sporcano e inoltre rischiano di rovinare l’intera partita di carta usata.
Per cui non ho altra scelta che gettarli nell’indifferenziata.
Perfetto, così non ho neanche la soddisfazione di aver fatto il mio dovere e dato il mio contributo per lasciare un mondo migliore ai miei figli, ma invece ho fatto l’esatto contrario.
Direi che per oggi è abbastanza.
Un motivo in più per andare al ristorante la prossima volta.
Certo, non è che possiamo permetterci di andarci sempre, ma meglio mangiarla meno spesso, però bene, piuttosto che in questo modo deprimente.
Aspetta un secondo… ora ricordo perché non trovavo più il depliant della pizzeria, avevo già fatto questa promessa pure l’ultima volta e lo avevo buttato via, proprio per non cadere in tentazione, e invece ci sono ricascato come un pollo!
Ma stavolta lo faccio, lo giuro: mai più pizza d’asporto, fredda e molliccia a casa!
***
Mi dispiace moltissimo per Roberto e per la sua triste storia, ma per fortuna ora c’è CIRO® – The Original Pizza Box –!
Grazie a CIRO® e alla sua Pizzeria che deciderà di usarlo, la storia e la sua esperienza sarebbe state completamente diverse.
Ecco invece cosa succede a una tipica famiglia italiana quando decide (fortunatamente) di ordinare la pizza d’asporto con CIRO® – The Original Pizza Box –

Il pizza boy si perde lo stesso, per quello non possiamo farci nulla…
Ma le Pizze si mantengono comunque calde, asciutte e fragranti, senza attaccarsi al coperchio, perché grazie ai camini laterali e ai rilievi sul fondo non si forma umidità al loro interno e al di sotto della Pizza.
La “Pizza con panna, crema di tartufo d’Alba e prosciutto crudo Pata Negra tagliato al coltello, dopo cottura, mi raccomando” resta buona e integra come appena sfornata e i 18€ del suo prezzo li vale tutti, dalla prima all’ultima fetta.
Puoi mangiare direttamente nel contenitore, perché è certificato a uso alimentare e non contiene alcuna sostanza nociva.
Per cui non hai bisogno di usare i piatti e tutta l’esperienza è molto più pulita, semplice e piacevole.
Con CIRO® non sei più obbligato ad andare al ristorante, ma puoi mangiarla comodamente a casa, risparmiare e avere la stessa qualità.
Senza dimenticare che lo puoi lavare e riutilizzare oppure gli puoi dare una rapida sciacquata e buttarlo nei contenitori per la plastica, affinché venga riciclato.

Buona pizza!
Mario Menzio
CEO e co-fondatore di FOOD DELIVERY PACKAGING Srl, Pizzeria Ricca e CIRO® – The Original Pizza Box-
Autore del libro “Pizzeria Ricca, Pizzeria Povera”