Potrei raccontarti molte cose di me…
Per esempio potrei dirti che sono architetto e ho fatto quella professione per oltre 15 anni.
Oppure che più di 10 anni fa ho iniziato a interessarmi di Business e Marketing e che in seguito ho intrapreso diverse attività in tale ambito.
O anche che sono un marito e il padre di una figlia di 14 anni.
Ma quello di cui preferisco parlarti in questo contesto è che sono un grande appassionato di Pizza.
La nostra cara e meravigliosa Pizza italiana!
Ma dire appassionato non rende abbastanza l’idea…
Non so te, ma io, se non mangio la Pizza almeno una o due volte a settimana, inizio ad andare in crisi d’astinenza.
Qualunque tipo di Pizza.
La mia preferita è quella napoletana, ma in realtà mi piacciono tutte: basse, alte, piccole, grandi, soffici o “scrocchiarelle”, cotte al forno a legna o in quello elettrico.
Non faccio grandi distinzioni e le apprezzo tutte, l’importante è che l’impasto e il condimento siano preparati con buoni ingredienti e i giusti principi.
Essendo “Pizza-addicted“, dopo un po’ che non la mangio, sento l’impellente desiderio di andare a gustarla in Pizzeria oppure di ordinarla e mangiarla a casa.
Ma in questo secondo caso nascono i problemi.
Nel corso degli anni ho provato tutte le Pizzerie vicino a casa mia. Per quanto la facessero buona e cercassero di ridurre al minimo i tempi di consegna, il risultato finale era sempre lo stesso.
Quando andava bene, la pizza arrivava fredda, molliccia e bagnata.
Una lontana e brutta copia della sua versione originale.
Quando andava male, l’umidità aveva rammollito anche il cartone che quindi si era attaccato sopra e sotto.
Ogni volta che il ragazzo delle consegne suonava il campanello, entravamo in un clima di festa. Le nostre amate Pizze erano arrivate, ma appena aprivamo le scatole la nostra gioia si spegneva all’istante.
Tutto il condimento e il formaggio si erano sparsi ovunque, tranne che sulla Pizza, per cui non era rimasto più niente sul quel povero disco di pasta.
Eravamo talmente delusi, che a un certo punto, circa due anni fa, abbiamo smesso di ordinarle a domicilio, salvo casi veramente rari ed eccezionali.
Per cui, ogni volta che avevamo voglia di Pizza, non ci restava che andare al Ristorante, escludendo di prenderla da asporto o di farcela portare a casa.
Ma per fortuna, ora non è più così.
Perché è successo che due anni fa è venuto a trovarmi in ufficio un “pizzaiolo-inventore pazzo”.
Mi ha presentato diverse soluzioni a cui aveva pensato per migliorare la consegna a domicilio e una in particolare ha colpito la mia attenzione.
Si trattava di un vassoio impilabile in Polistirene alimentare che, grazie ai suoi camini laterali, consentiva a ogni Pizza di avere la giusta ventilazione e fuoriuscita del vapore, evitando così la sua condensa.
Non restava che provarlo e quindi abbiamo preso questi vassoi, siamo andati nella Pizzeria d’asporto più vicina e gli abbiamo chiesto di mettere le nostre Pizze lì dentro.
Dopo circa una quindicina di minuti di una fredda giornata di febbraio, eravamo in ufficio ed ero curioso di scoprire cos’era successo durante il trasporto.
Con mia grande sorpresa e piacere, le Pizze erano ancora calde, integre e pronte per essere gustate.
Differentemente dal cartone, non si erano bagnate, rovinate o incollate alla sua superficie, per cui potevamo mangiarle con gusto.
Subito dopo ho visto che consumarla in questo tipo di vassoio, anziché nel cartone, era anche un’esperienza molto più gradevole, pulita e igienica, senza dover ingerire particelle di cartone o staccare il condimento dal coperchio.
Inoltre, mi spiegò Armando, il pizzaiolo-inventore, erano molto più ecologici, perché sono riciclabili e riutilizzabili.
Niente a che vedere con i cartoni porta pizza, che una volta usati non sono più riciclabili e vanno buttati nell’indifferenziata.
Fu così che quel giorno ebbi un’illuminazione.

Buona pizza!
Mario Menzio
CEO e co-fondatore di FOOD DELIVERY PACKAGING Srl, Pizzeria Ricca e CIRO® – The Original Pizza Box –
Autore del libro “Pizzeria Ricca, Pizzeria Povera”